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Buona Giornata - Recensione

30/03/2012 | Recensioni |
Buona Giornata - Recensione

Roma ore 6.20, un nobile decaduto si sveglia, poco dopo anche a Milano, Napoli, Monopoli, Firenze, altri personaggi iniziano la giornata. Buona giornata! Augurano i Vanzina a tutte le loro creature prima di seguirle nelle loro buffe (dis)avventure per ventiquattro ore.
Queste le storie che si intrecciano nelle stesse ore in diversi luoghi d’Italia.
A Roma il principe decaduto Ascanio Gaetani Cavallini (Christian De Sica) si procura da vivere affittando la sua nobile dimora storica alle troupe delle fiction ma non basta: lo sfratto è imminente. Ascanio non se ne preoccupa più di tanto e passa le sue giornate da perfetto nullafacente presenziando a funerali, inaugurazioni e feste. A Milano la manager siciliana trapiantata al nord Rosaria Miccichè (Teresa Mannino), prende il treno per Roma corredata dalle sue inseparabili tecnologie: computer, cellulari e carte di credito. Ma a Bologna, mentre è scesa per fare stretching, il treno riparte senza di lei. Rosaria si ritrova sul marciapiede senza tecnologia, tutta la sua vita è lì dentro e ora che le manca non ha più identità. La sua giornata finirà in maniera paradossale.
A Monopoli vive Romeo Telleschi (Diego Abatantuono), milanese trapiantato in Puglia. La sua ditta che vende prodotti di domotica è sull’orlo del fallimento e come se non bastasse il rapporto con moglie e figli è disastroso.
A Roma, in una grande villa sulla Laurentina vive Alberto Dominici (Maurizio Mattioli) ricco imprenditore romano e grande evasore fiscale. Ma la Guardia di Finanza è sulle sue tracce. Alberto inizia una lotta contro il tempo per nascondere tutto. A Roma lavora anche il senatore Lo Bianco (Lino Banfi): oggi il Senato dovrà votare se accettare o no l’autorizzazione a procedere contro di lui per corruzione e abuso d’ufficio. Il voto è in bilico, basterebbe una sola defezione per rovinare tutto.
A Napoli vive Luigi Pinardi (Vincenzo Salemme) facoltoso notaio dalla vita monotona. A complicare la vita ci si mette però Svetlana, una prostituta raccomandata a Pinardi da un amico. Quando la moglie lo scopre con la ragazza, Pinardi inventa che è una figlia nata da una relazione giovanile. Ma qui iniziano i guai. Completa il quadro Cecco (Paolo Conticini), scaramantico tifoso della Fiorentina che parte per una trasferta da incubo a Verona con la sua fidanzata.
Questa volta i Vanzina bros. provano a tornare all’antico modello di riferimento del film a episodi che tanta gloria ha regalato all’italica commedia. Ma la struttura del film resta unitaria e le storie, a onor del vero, sono ben intrecciate. Nello spazio di una sola giornata alcuni italiani-tipo affrontano i loro problemi strappando più di qualche risata con una comicità dalle sfumature diverse, dalla grana grossa, alla simil-pochade, alla macchietta vera e propria. Va detto che la satira sociale tentata resta molto di superficie, ma i Vanzina hanno sempre dichiarato leggerezza e semplicità d’intenti. Confessando di aver preso spunto da un magazine che proponeva decine di scatti fotografici su diversi aspetti del nostro Paese, hanno voluto riprendere l’Italia di oggi attraverso una ‘giornata particolare’ di alcune persone normali colte in situazioni più o meno buffe. Ed ecco una galleria di maschere: dal principe fannullone sull’orlo del fallimento, all’evasore fiscale totale, dal milanese (mal) trapiantato al sud, alla terrona diventata manager a Milano, dal notaio napoletano ‘sciupafemmine’, al senatore corrotto a caccia di voti di fiducia.
Sono diversi i richiami cinematografici più o meno scoperti, dal Marchese del Grillo a Week-end con il morto fino alla commedia francese Joyeuses Pâques con Sophie Marceau.
Evasori totali, corrotti, nullafacenti, bugiardi sciupafemmine, calcio-dipendenti, schiavi di tutte le ultime tecnologie. Tanti vizi, poche (anzi pochissime) virtù. Ma gli italiani sono davvero così? Come al solito, peggio del solito (non mancano neppure le escort russe e i trans brasiliani, riferimenti per nulla casuali alle prime pagine di cronaca). L’italietta messa in scena dai Vanzina è davvero meschina, ma purtroppo tristemente vera.
Felice la scelta dell’unità di tempo, che concentra tutto in ventiquattro ore, e indovinata anche la grafica dei titoli di testa. Tanti orologi animati e tante lancette che girano, girano, girano al suono di una distensiva musica retrò. Che sia un omaggio alla vecchia commedia costume all’italiana di cui Vanzina senior fu uno dei padri fondatori?
Lontani dal Natale e dalle tante Vacanze che li hanno resi famosi, i Vanzina junior ci riprovano sotto Pasqua. Qualcuno ha anche azzardato l’etichetta di “Cineuovo”. Sarà, ma forse anche loro sono stufi delle etichette. Riusciranno a far riempire la sale anche quando fuori splende il tiepido sole primaverile?

Elena Bartoni

 


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